Nella sua visione profonda e innovativa, il progetto del Consorzio punta a un recupero dei valori, certamente antichi, ma in realtà senza tempo, del lavoro della terra, in una Calabria che deve sempre di più valorizzare quelle che sono, in un certo senso, la ‘materia prima’ dei suoi prodotti: le sue ricchezze e la sua bellezza.
Da qui l'idea del Consorzio di rinnovare la propria immagine imponendosi non solo come semplice ‘aggregazione’ di realtà produttive, ma anche come attore del territorio, contribuendo a rilanciare il valore e l'immagine della Calabria restituendole identità, ponendosi come punto di riferimento all'interno del tessuto locale, lavorando con la fiducia delle istituzioni, in primo luogo con il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
L'obiettivo è di costruire un'esperienza unica, partendo dalla condivisione di un orizzonte innanzitutto progettuale per creare opportunità e sviluppo e generare consapevolezza e fiducia non solo tra i produttori più esperti, ma anche tra le giovani generazioni.
Così come in una goccia d'olio c'è tutto il sapore e il sapere di un luogo, “nel brand e nel progetto Lametia ci sono l'ambizione, la fiducia e la volontà di ripartire dall'eccellenza”, annuncia il presidente del Consorzio, che punta a coinvolgere in questo processo di rinascita culturale e produttiva le nuove generazioni, attirandole verso un'agricoltura che deve rinnovarsi, sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie e anche le nuove competenze in materia di tecniche di produzione, strumenti e strategie di marketing.
Formare, informare, educare adeguatamente le nuove generazioni a fare impresa agricola significa assicurare un futuro non solo al comparto olivicolo lametino, ma anche all'intera economia calabrese.
L’olio e.v.o. DOP Lametia è un prodotto intimamente legato al territorio da cui proviene e all’albero da cui nasce.
La coltivazione dell'olio e la sua ‘cultura’ giunsero in Calabria attraverso la colonizzazione greca iniziata intorno all'VIII sec. a.C. Con la civiltà greca, l'olivo entra nella letteratura, a dimostrazione della sua presenza costante tanto nell'immaginario poetico che nella vita quotidiana.
I ritrovamenti effettuati nei vari resti archeologici testimoniano come l’olio abbia costituito, per la civiltà greca ancor più che per le civiltà che l'hanno preceduta, al di là dell'aspetto religioso, un pilastro fondamentale del modo di vivere.
Nell'età bizantina, con una popolazione scarsamente numerosa, furono i monaci benedettini a darsi molto da fare per la rinascita dell’olivicoltura, anche se questa non era sollecitata dalla domanda esterna, come era invece avvenuto ai tempi dell'Ellade. A causa degli impaludamenti costieri, fonte di malaria, l'ulivo dovette risalire la collina.
A partire, poi, dalla tarda età bizantina e con la conquista ad opera dei Normanni ebbe inizio lo scontro con altre produzioni, che cercarono di prendere il sopravvento, ma alla fine l'ulivo riuscì a prevalere.
Da allora, la coltura dell'olivo si è diffusa fino a occupare gran parte della superficie coltivata della Calabria e a imporsi come seconda produzione di olio e.v.o. in Italia utilizzando ancora oggi, in forma pressoché invariata, le tecniche di coltivazione, di raccolta e di estrazione dell' olio messe a punto dai Greci e perfezionate dai Romani.
Produrre dell’olio di qualità in Calabria è diventato un’arte.
Il percorso di posizionamento sui mercati del Consorzio parte da un nuovo brand che s’ispira a “un elemento simbolico del territorio: il Bastione di Malta, attribuendo al segno un carattere di solidità e stabilità”, spiega il presidente De Lorenzo.
Il Bastione di Malta è uno tra i beni architettonici meglio conservati del territorio lametino. Risale alla metà del XVI secolo quando per fronteggiare le continue scorrerie dei Saraceni che minacciavano la sicurezza e i commerci delle città affacciate sul mare, il viceré di Napoli don Pedro da Toledo, per ordine della corona spagnola, impose alle comunità di rinforzare a proprie spese il sistema di difesa costiera già esistente.
Il tratto di costa dal Savuto fino al Turrina era sotto la giurisdizione dell'Ordine gerosolimitano dell'Abbazia di Sant'Eufemia detto dei Cavalieri di Malta da quando, nel 1530, quest’isola era diventata la loro ultima sede. Furono pertanto questi monaci a rinforzare il sistema costiero di difesa costruendo il poderoso bastione e le numerose torri a nord e a sud di esso, poco distanti fra loro.
Oggi, quel concetto di difesa può essere agevolmente trasferito sul piano commerciale a simbolizzare la protezione dalle frodi, dalla concorrenza, ma anche da un anonimato che la pregevolezza del prodotto non merita.
A ciò si aggiunga che la stretta e diretta connessione con il territorio permette al marchio di rappresentare il luogo di origine, proponendosi come elemento distintivo e riconoscibile dei prodotti e delle attività regionali.