L'inchiesta di report sul prodotto "made in italy" per eccellenza.
Tra i fattori di qualità sicuramente l'olio extra vergine.
L’interessante puntata di Report sulla pizza ha affrontato molti argomenti in modo superficiale e incompleto, lasciando la sensazione di voler giocare più sull’effetto scoop che sui veri temi dell’inchiesta.
Il giornalista Bernardo Iovene, ha tuttavia sollevato anche alcuni punti interessanti ma soprattutto il punto più interessante di tutti : il prodotto italiano più diffuso nel mondo, valutato dagli assaggiatori professionisti, è a volte di bassa qualità.
Ricordando che un buon prodotto nasce da un connubio tra processi e materie prime utilizzate, occorre imparare a riconoscere una buona pizza partire soprattutto dallo stato dei forni (curati e puliti e privi di fumi; elementi questi che evitano la creazione di sostanze cancerogene), dalla lievitazione e dalle materie prime utilizzate.
E tra queste materie prime, un posto in primo piano ha l'olio extra vergine; nel servizio infatti si citano come olii usati in fase di lavorazione / cottura :
- olio di palma (grasso saturo che preso oltre i 20 gr al giorno aumenta il rischio di obesità e malattie cardiovascolari)
- olio di soia
- olio di girasole
- olio di sansa
- olio misto extra vergine e girasole
Tutto questo senza tener conto che ad esempio, nel disciplinare dell'associazione pizza verace napoletana si specifica di usare solo oli di oliva (vergine o extravergine).
Tutto questo, unito al problema dei contenitori che vengono continuamente raboccati (provocando l'ossidazione dell'olio stesso) rende anche questo, un elemento di bassa qualità nel prodotto pizza.
Il problema va affrontato anche perchè, come evidenziato anche nel servizio, a fronte di un aumento di qualità nelle materie prime, in primis l'olio extra vergine, il prezzo del prodotto potrebbe salire di pochi centesimi; bisogna in sostanza riportare l'offerta all'altezza della fama che precede il prodotto pizza nel mondo partendo dalla genuinità anche dell'olio utilizzato.